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GI

Il mio rapporto con il dolore è sempre stato molto ambiguo. Non riuscendogli a dare un nome, non

riuscivo a capire da dove venisse questa paura di definirlo e di affrontarlo. Era così, era una

situazione piatta, come questo fazzoletto, e ad un certo punto una punta di dolore allucinante a

livello del clitoride, come se qualcuno me lo stesse tenendo, ed è rappresentato appunto con una

molletta. Le gocce di cera vanno proprio ad identificare quei picchi di dolore, come se qualcuno, in

una pratica di BDSM, mi stesse colando della cera addosso, che però al posto di produrre piacere

produce un sacco di dolore, così acuto che molto spesso arrivavo ad avere emicranie, pur forse di

non pensarci.

Il fazzoletto in sé è azzurro perché in realtà mi ricorda l’acqua, il mare, la sensazione di voler stare a

galla durante questi dolori; dolori dovuti all’ipertono pelvico e che mi causavano questa cistite

acuta, e quindi [mi ricorda] proprio la volontà di sentirsi davvero galleggianti. Piano piano, adesso

sto cercando di riappropriarmi del mio proprio corpo.

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