GIULIA, 27







GIULIA, 27

Questo fazzoletto rappresenta l’esperienza delle sensazioni fisiche ed emotive che la vulvodinia ha portato nella mia vita da quando si è presentata. Gli spilli rappresentano il dolore fisico, quella sensazione di taglietti e profonde lacerazioni che la vulvodinia ha portato con sé. Al contempo però volevo anche rappresentare le ferite più emotive quelle più profonde così, ho scelto di ritagliare dei buchi a forma di spirale. Quei buchi per me rappresentano la sensazione di vuoto, di mancanza, come se qualcosa di presente precedentemente non ci fosse più. Ciò che non c’era più, in questo caso, è il rapporto fisico con me stessa che col tempo ha mutato. E arriviamo agli elastici, questi rappresentano tutte le limitazioni che la patologia ha portato con sé, limitazioni nell’agire rispetto alle abitudini che avevo prima, ma anche rispetto ai momenti di socialità. Ecco, gli elastici rappresentavano al meglio ciò che volevo rappresentare, cioè il fatto che il dolore non è sempre lo stesso. Ogni giorno cambia, è diverso. E anche la mia gestione del dolore cambia ed è diversa, ecco perché l’elastico.

Ho pensato, infine, che fosse tuttavia necessario rappresentare anche quei piccoli passi in avanti che la patologia col tempo ha portato in me, con tanta fatica. Approcciandomi ad essa ed affrontandola, sono cresciuta anch’io. Le cose che sono riuscita ad affrontare sono quelle colorate di verde, un colore che mi trasmetteva pace, un senso di equilibro. I cuori invece, quelli rosa e belli pienotti, rappresentano la cura che ho adesso di me stessa, la capacità di ascoltarmi che è cresciuta tanto dopo questa esperienza. E poi ci sono i vortici. Tutte quelle situazioni di progressivo miglioramento e poi di ricaduta che si susseguono e ogni volta ti travolgono un pochino. Ecco forse la chiave di lettura del mio fazzoletto è proprio questa: che non è mai uguale, è sempre in evoluzione non soltanto la patologia ma anche la nostra risposta ad essa.


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