ELENA, 41






 ELENA

L’opera rappresenta alcune sfumature legate alle problematiche di vulvodinia e dolore pelvico, che
sono il tema del progetto, e, nel mio caso, non si possono prescindere dal pacchetto ‘fibromialgia’. Il
testo è scritto senza pretese di completezza e di correttezza espressiva: si tratta di appunti, tracce, segni
e idee.
Il mio fazzoletto è composto da diversi acchiappa colore estratti dalla lavatrice dopo l’uso. Essi
rappresentano come mi sento, come ci si sente: centrifugate, stropicciate, stanche, trasandate, coperte
di colori casuali dati dall’usura. Hanno sempre colori diversi gli acchiappa colore, permane in loro una
bellezza particolare data dall’imprevisto, così come per noi: non sappiamo mai come ci potrà
trasformare tutto questo tormento e fatica, non sappiamo mai come arriviamo a sera e come ci
svegliamo la mattina... male in genere, per entrambe le opzioni, ma ci sono tante sfumature di male.
Non mi era possibile trovare un’unica immagine per descrivere la complessità di quello che vivo. Ho
voluto, quindi, creare dei piccoli flash, come delle istantanee, dei simboli, delle immagini, delle
sensazioni. Tecnicamente, i disegni sono realizzati a china; ho aggiunto delle cuciture che
rappresentano degli interventi chirurgici e il continuo ricucire assieme i pezzi di una vita che sfugge di
mano completamente e va continuamente riassestata per non finire scucita. In alcune immagini ho
aggiunto gli spillini, che rappresentano la sensazione del dolore che vivo costantemente.
Ho cosparso il lavoro di fiori secchi raccolti nei prati, perché non dobbiamo mai smettere di sperare di
fiorire, nonostante tutte queste spine, e di cercare la bellezza della vita in mezzo a tanto dolore. Le
immagini rappresentano (vanno lette dalla striscia in alto):
1) Sensazione di essere in una bolla, separata dal resto come un corpo che non si sente di appartenere
a sé stesso, cioè un corpo vuoto, che non appartiene quasi per nulla a me, ma al dolore, che io
tengo per un filo. La bolla in cui il corpo sta, invece, è quella del dolore: desidero esserci davvero,
invece non ci riesco, ma desidero anche di non sentire più nulla.
2) Il cuore è in una gabbia, perché le relazioni sono difficili e non si è libere di essere sé stesse, né di
amare, né di essere amate. Si finisce per cercare di proteggersi e di voler di nuovo evitare di soffrire.
Il cuore è pieno di amore, ma non è libero di germogliare.
3) La farfalla rappresenta la vagina, o quei cinque punti che mi hanno dato e gli spilli che sento, il
desiderio che possa liberarsi. La maschera è il continuo tentativo di vivere comunque, nonostante
tutto il tempo il corpo urli, bruci e faccia male.
4) È un autoritratto, il mio vero volto.
5) È la sedia con un riccio di spilli: stare seduti è un incubo, eppure tocca farlo comunque, per
molte ore al giorno. Lo faccio e stringo i denti, come piace dire a tanti “tieni duro”, “resisti”,
“sopporta”, “convivici”.
6) La mente è un labirinto confuso dal dolore, dal terribile effetto nebbia e confusione per la
ricerca continua di guarigione, o per lo meno di sollievo. La mente è un labirinto in cui cerchiamo le
risposte, così lo è l’intestino. È tutto collegato. Pertanto, il caos passa da mente a intestino a vescica,
uretra, apparato genitale, respiratorio, pelle, cuore. Cosa si deve curare? Il corpo? La mente? Il
cuore? L’anima? I pensieri? Il cibo? La vita stessa? La vita diventa una ricerca continua per trovare la
soluzione che passa attraverso il lavoro, economicamente, emotivamente, fisicamente,
mentalmente estenuante, e il tempo passa.
7) L’apparato genitale. Nel mio caso il bruciore e il dolore si espande dappertutto. Cerco di immaginare
comunque, ancora, le ovaie come dei fiori che possono portare guarigione
8) Le lacrime bagnano la cicatrice dove ho innestato il nuovo modulatore. Un anno di percorso, di
viaggi avanti e indietro da Pordenone, di dolore, di interventi chirurgici e fatica inutile, finito con la
rimozione dell’apparecchio. Dalle cicatrici nascono i fiori, almeno nella mia mente.
Sperare sempre, continuare a lottare, amarsi, vivere, credere, sognare, abbracciare la vita, gioire, non
arrendersi mai. Spero che, nonostante il dolore, attraverso i colori, i fiori e le immagini possa
comunque essere riconosciuto un filo di speranza in questo progetto.


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